In uscita “Si salvi chi può:Magia della comunicazione di Roberto Tumbarello Roma 2012 Edizioni Radici (pp288)

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Prefazione
Io credo che questo saggio sulla magia della comunicazione sia destinato a tutti, a qualsiasi tipo di lettore, anche – e soprattutto – a coloro che non leggono abitualmente e che, sin dal primo capoverso, verranno catturati dall’intrigante narrazione. A differenza di altri libri, Si salvi chi può! ha un target infinito perché chiunque potrà capire e assimilare le esperienze riportate con semplicità, con ironia sempre accessibile e talvolta anche con amorevole severità. Tolti i pochi riferimenti prettamente italiani, potrebbe essere diffuso nel mondo intero perché tutti dovrebbero poterlo leggere per essere in condizione di individuare le insidie che, al giorno d’oggi, purtroppo, ci circondano e ci assediano, essendo la trasgressione divenuta abituale e – ciò che è più grave – molto spesso tollerata.
Anzi, sono sinceramente convinto che questo tipo di saggio si dovrebbe adottare come libro di testo nelle scuole medie, perché la comunicazione è una disciplina indispensabile, che i genitori debbono imparare per inculcarla ai figli, come pure gli insegnanti agli allievi, i ragazzi per progettare il proprio futuro. È provvidenziale anche per chi non conosce latino e filosofia, né ha interesse o intenzione di studiarli. È indispensabile come l’igiene e il far di conto, come la legge penale o le regole di buona convivenza, come e più del comportamento e dell’educazione, che il libro, del resto, contribuisce a migliorare sensibilmente. È della massima utilità sociale perché i giovani possono imparare i segreti della vita, divertendosi. Saranno capaci di individuare subito la menzogna, che nasconde il sopruso sempre in agguato, e come difendersene. Per di più è un inno all’amore. È la valorizzazione dell’onestà, della solidarietà e dell’altruismo. È l’esaltazione della dignità e della fede, stoltamente sottovalutati e, quindi, destinati a scomparire. Mentre sono la risorsa principale in un mondo in cui la difesa ormai può nascere solo dai valori e dalle certezze personali.
Si rinuncia al sonno per leggere una pagina in più, poi quella successiva e un’altra ancora. Tanto è intrigante, coinvolgente e istruttivo Si salvi chi può!
La comunicazione è conoscenza perché insegna a vedere, e non solo a guardare, ciò che sfugge a un’osservazione ingenua o superficiale. Attraverso le parole che ascoltiamo o le immagini che ci scorrono davanti, invece, è possibile capire anche ciò che non ci si vuol far sapere, ciò che ci si vuole nascondere. Basta qualche nozione per essere in condizione di capire di più, indipendentemente dalla cultura e dall’intelligenza. Persino i potenziali farabutti capiscono che dover fuggire e nascondersi continuamente dopo i misfatti non consente, poi, di gioire del bottino, né, tanto meno, della vita. Ecco perché un tempo si diceva che l’onestà è una furbizia. E questo libro lo dimostra e cerca di convincerne gli scettici.
Lo stile è fluido, addirittura musicale. Il saggio è un concerto di parole che si ascoltano dalla propria voce, non rendendoci conto di leggerle. I concetti sono sempre semplici e molto chiari. Non capita mai – mentre è frequente con altri scrittori, anche di successo – di dover rileggere un capoverso perché ci si è distratti. La lettura è sempre avvincente e incalzante. Gli episodi sono originali e il racconto appassionante, tanto da visualizzare immediatamente le situazioni leggendo. Capita pure di immedesimarsi nel personaggio o vedervi un familiare, amico o il vicino di casa. Perché ciò di cui tratto fa parte della vita di ognuno. Sono situazioni e storie umane cui ho assistito o che ho vissuto con la mia lunga e proficua esperienza di giornalista per tanti anni in giro per il mondo, con le mie vaste conoscenze di tanti personaggi famosi, ma anche di gente comune. Debbo riconoscere che uno dei pregi di cui vado orgoglioso – abitualmente sono più propenso, invece, a considerare solo i miei tanti difetti – è che non faccio alcuna differenza tra le due categorie. Perché, avendo conosciuto e frequentato tante celebrità e uomini potenti, sono convinto che solo gli umili e i puri – ricchi o poveri che siano – sono persone che vale la pena ricordare.
Il lettore è preso per mano in un viaggio intrigante ed educativo, come se ognuno, leggendo, fosse presente all’accaduto da cui, per altro, si evince sempre una morale o un insegnamento, che potranno essere utili al lettore stesso o alle persone che ama. Si capisce, poi, che, essendo io prevalentemente un giornalista, quindi dotato di una prosa molto concisa, da ogni paragrafo uno scrittore ricaverebbe un libro intero. E di conseguenza si intuisce pure che la comunicazione, che si riceve spesso per via subliminale – cioè senza rendercene conto, perché più veloce e immediata – è per certi aspetti più efficace della cultura, che deve sedimentare e stratificarsi per essere assimilata.
Confesso di essere innamorato del mio saggio. E, temendo quest’entusiasmo eccessivo, per ridimensionare un tanto inconsueto e totale consenso da parte mia, cominciai addirittura a cercarvi dei difetti, banalità, esagerazioni e passi noiosi, che, però, non trovavo. Anzi, più di una volta mi sono commosso. Per esempio quando racconto del mio primo incontro con Giovanni Paolo II. Mi viene la pelle d’oca anche adesso, ricordandolo. O quando trovai nella tasca del cappotto il messaggio di mia moglie che si diceva disposta, assieme ai nostri figli, ad affrontare sacrifici e restrizioni pur di vedermi realizzato.
Infine, debbo convenire che si tratta di esperienza letteraria in un certo senso unica, non avendo notizia di un saggio sulla comunicazione che non sia scientifico, quindi accessibile solo agli studiosi e agli eruditi. Questo, invece, è per chiunque, perché sempre piacevole, grazie alla semplicità e all’originalità con cui si parla di filosofia narrando aneddoti divertenti, di morale attraverso il racconto delle mie esperienze personali, di scienza con la semplice osservazione che chiunque può fare.
Mi sono innamorato della fine di Majorana, lo scienziato che ho conosciuto e visto morire da barbone. Come pure della facile soluzione dei problemi che il presidente degli Stati Uniti non vede, pur avendoli sotto gli occhi. Condizionato dall’operato di tutti i suoi predecessori bianchi, infatti, non agisce da nero, cosa che gli verrebbe più naturale e spontanea, quindi più efficace. Si salvi chi può! servirà anche a lui.
Ciò che più mi affascina è la teoria secondo cui attraverso la comunicazione si può addirittura debellare la criminalità organizzata e persino il terrorismo. Da provinciale quale sono rimasto, nonostante la mia lunga esperienza internazionale, aborrisco l’intervento della polizia e di leggi speciali, di confidenti e collaboratori di giustizia. Sono gli stessi criminali – in seguito a una certa convincente sollecitazione – senza pentimenti né tradimenti, a poter sopprimere le loro stesse organizzazioni, come genitori esasperati che talvolta eliminano il mostro che hanno partorito, pur di evitare ai figli la loro stessa fine. Sono convinto che l’AIDS non esista come disgrazia irreparabile, e anche che Vittorio Emanuele III, che promulgò le famigerate e crudeli leggi razziali, sia stato migliore come genitore che come re. Ciò dimostra che in ognuno di noi, anche nei criminali, c’è un lato buono e utile alla società: basta scoprirlo e metterlo in evidenza. Sono anche persuaso che la nostra nascita la decidono i genitori con un impulso d’amore, mentre il modo in cui vivere e morire dipende da noi.
Nel saggio non viene mai enunciata una teoria, che sarebbe noiosa per la serietà che comporta, né la soluzione dei problemi. Ognuno trae le proprie deduzioni dagli aneddoti che vengono raccontati. Inoltre, da libro è facile prevedere, non solo una crisi economica come quella in atto, ma una catastrofe mondiale se, al posto della ricchezza virtuale, non ci affrettiamo a rimettere in circolazione il denaro contante. Così emergeranno nuovamente i talenti finanziari di un tempo, che creavano ricchezza, e finiranno le facili truffe telematiche che sono all’origine di una crisi che può diventare ciclica, ma anche infinita.

Roberto Tumbarello, giornalista professionista, è attualmente corrispondente
del Servizio Stampa del Consiglio d’Europa in Italia.
Laureato in Legge all’Università di Palermo, ha studiato Scienze politiche
alla Cesare Alfieri e Filosofia alla Sapienza. Conseguita la maturità
classica comincia a collaborare assiduamente col Giornale di
Sicilia. Subito dopo la laurea si trasferisce a Napoli con la prospettiva
dell’assunzione al Napoli Notte. Nel 1965 si sposta a Roma per
lavorare al Tempo e, poi, al Messaggero. Nel 1968 è assunto come
praticante nel gruppo editoriale Palazzi e destinato alla redazione
romana di Tempo illustrato e Giovani, dove diventa professionista.
Nel 1970 lavora anche a Radio Montecarlo come corrispondente dall’Italia
per il notiziario in francese e i programmi in italiano.
Nel 1974 diventa capo cronista di Tuttoquotidiano, un nuovo giornale
a composizione elettronica che nasce a Cagliari. Due anni
dopo torna a Roma come capo dei servizi politici e cronista parlamentare
del quotidiano sardo. Nel 1975, intanto, alla vigilia della
guerra civile in Libano, è il primo giornalista occidentale a intervistare
Yasser Arafat, allora temuto terrorista. Per questa notorietà nel
1977 gli viene affidata la direzione del settimanale milanese del
tempo libero Venerdì, sabato e domenica.
Nel 1978, con l’avvento delle televisioni private, prima ancora che
nascessero i network commerciali, crea assieme al fratello Carlo,
giornalista anche lui e purtroppo deceduto giovanissimo, Il Satellite,
una società di produzioni televisive che realizza programmi per
40 emittenti sparse in tutta Italia. Nello stesso anno viene assunto
dal settimanale Gente che lo destina al Quirinale con l’incarico di
seguire il Presidente della Repubblica nei suoi spostamenti. Grazie
al legame di stima e affetto con Sandro Pertini, gode della fiducia e
della simpatia di molti capi di Stato tra cui Giovanni Paolo II. Nel
1985 è assunto come inviato speciale dal settimanale Oggi che lo
utilizza anche come vaticanista, con l’incarico di seguire il Pontefice
in tutti i suoi viaggi all’estero.
Esperto di problemi del Terzo mondo è stato spesso inviato speciale
nel Sud Est asiatico, in Medio Oriente, in Africa e in Sud America.
Nel 1984 solleva una campagna di stampa in favore di una giovane
singalese accusata di adulterio negli Emirati Arabi e la salva dalla
lapidazione. Per la continua dedizione alla difesa dei diritti umani
e la sua assoluta indipendenza politica, l’anno successivo gli viene
affidato l’incarico di occuparsi al Consiglio d’Europa.
Nel 1996 assume la direzione del Giornale di Napoli e dell’edizione
del pomeriggio, Ultimissime. Sia del primo che del secondo quotidiano
triplica la tiratura nei primi otto mesi di gestione. Nel 1998
fonda il quotidiano del pomeriggio Napoli Sera, che lascia l’anno
successivo perché chiamato a dirigere la campagna elettorale del dr.
Alfredo Oranges, candidato alla Presidenza della Repubblica di Panama.
Tornato a Roma, nel febbraio del 2000 crea una società di comunicazione
e analisi politica che ottimizza su basi scientifiche i messaggi
che raramente arrivano a destinazione con la stessa efficacia
con cui si intende trasmetterli. Si è dedicato anche all’ideazione di
un quotidiano su carta più moderno per struttura, argomenti, stile
e soprattutto per costi di produzione, molto ridotti rispetto ai giornali
tradizionali.
Dal 1966 è sposato con l’egittologa Margy Piccoli. Hanno tre figli
(e cinque nipoti): Alice è medico, Patrizia economista, Fabrizio
giornalista.

la Redazione ringrazia lo scrittore giornalista Roberto Tumbarello corrispondente Servizio Stampa del Consiglio D’Europa

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