“A CASA TUTTI BENE” CONQUISTA IL DAVID DELLO SPETTATORE REGIA DI GABRIELE MUCCINO

A CASA TUTTI BENE CONQUISTA IL DAVID DELLO SPETTATORE

REGIA DI GABRIELE MUCCINO

 

 

Alla 64esima edizione dei Premi David di Donatello, “A casa tutti bene” di Gabriele Muccino ha vinto il “David dello Spettatore”, nuovo riconoscimento per il film italiano con il maggior numero di incassi.

Il cast è composto da attori affiatati, talmente autentici durante le riprese da formare quella isterica e disfunzionale famiglia che il regista voleva portare nel grande schermo. Gli attori, dice Muccino, “hanno capito subito tutti che la grande famiglia viveva come tale, non c’erano ruoli minori e secondari, erano tutti insostituibili e parte di un’unica entità con molte teste che nel corso della vicenda sarebbero entrate in forte confronto tra loro”.

Alba (Stefania Sandrelli) e Pietro (Ivano Marescotti) sono due anziani coniugi decisi a festeggiare le Nozze d’Oro sull’isola dove si sono trasferiti. Hanno invitato i loro figli Carlo (Pierfrancesco Favino), Paolo (Stefano Accorsi) e Sara (Sabrina Impacciatore), i relativi compagni, le ex, i nipoti ed altri parenti lontani. Il programma della fatidica giornata, a cui tutti partecipano, prevede una breve cerimonia in chiesa, seguita da un succulento pranzo e dal veloce rientro a casa.

Ma niente va come previsto. Una violenta quanto improvvisa mareggiata impedisce l’arrivo e la partenza dei traghetti, la rumorosa famiglia è incastrata nell’isola e costretta a convivere nella grande villa, facendo i conti con le proprie inquietudini, mentre rispuntano dal passato gelosie e paure mai sopite.

A casa tutti bene? A casa tutti male. Dietro i loro sorrisi ed i grandi abbracci che si scambiamo quando si rincontrano in traghetto, c’è il vuoto, anzi il disagio: basta una qualsiasi incomprensione per scatenare un parapiglia, nel quale erompono le dinamiche della famiglia allargata ormai sfibrata, incapace di tenere in piedi qualunque equilibrio. Le promesse nuziali dei figli di Alba e Pietro si sono vanificate nel tempo, il contatto con il proprio fallimento è doloroso.

“Mi stava a cuore affrontare la complessità dell’animo umano e delle relazioni, a tutte le età, una sorta di carotaggio, una trivellazione per estrarre e rappresentare le varie fasi delle nostre esistenze e una riflessione su come tutti noi possiamo fingere di essere migliori di quello che siamo e seguire codici di comportamento o regole di buone maniere che limitano le nostre azioni soltanto per un tempo limitato”, spiega il regista. Se questo tempo viene esteso e si va “fuori programma” si entra inevitabilmente “in una zona non protetta in cui le dinamiche di facciata saltano e si aprono quelle comportamentali delle nostre vere nature che possono molto facilmente portare a confronti, conflitti, esternazioni anche furibonde e moti emotivi di ogni forma. Persino innamoramenti inaspettati”. Ecco allora che Muccino, attraverso la famiglia, racconta le dinamiche delle grandi relazioni tra gli uomini e quindi della società tutta.

“Non esistono famiglie normali”, dice Alba al figlio Paolo, scrittore che vive fuggendo, non mette radici e ripete spesso “sto bene così”, attraversando le tempeste della vita e facendosi sorprendere e travolgere durante la festa dall’improvvisa passione con una lontana parente, Isabella ( Elena Cucci), autentica sognatrice che afferra l’ultima occasione della sua vita.

I due, come altri personaggi del film, desiderano ricominciare nonostante il presente pieno di affanni. Uscire dalle tempeste della vita è difficile, così come comprendere quando è per noi il momento di fermarsi. Il desiderio febbrile della felicità amorosa diventa per i “nostri” una frenetica quanto urlata corsa verso il futuro.

Se la famiglia è il luogo che ci forgia, dalla quale non vediamo l’ora di fuggire, il ritorno in essa da sconfitti è amaro. Ma lo spirito di sopravvivenza spinge tutti i protagonisti a ripartire, a rammendare un presente incerto verso un orizzonte ignoto. E’ proprio dentro questa filosofia che Muccino analizza i tanti volti dell’amore, tra urla, pianti e strepiti.

Liti furibonde e forzate riappacificazioni scoppiano tra l’indeciso Carlo e la sua seconda moglie Ginevra ( Carolina Crescentini), che soffre di una gelosia patologica verso la prima moglie Elettra (Valeria Solarino). Ginevra si ribella senza speranze alla freddezza sentimentale di Carlo, intuendo che la sua rivale covi un rimpianto verso l’uomo, mentre cerca di costruire un rapporto tra la figlia Luna ed il padre.

L’altra figlia di Alba e Pietro, Sara, dispensa pillole di saggezza, ma al tempo stesso non vuole affrontare il problema del proprio matrimonio alla deriva con Diego (Giampaolo Morelli), che è diviso tra lei, i doveri della famiglia e la giovane amante Tea, con la quale ha un appuntamento a Parigi.

Giunge nell’isola anche la coppia formata da Sandro (Massimo Ghini) e Beatrice (Claudia Gerini), la cui felicità è spezzata da una malattia degenerativa che sta annebbiando la mente dell’uomo, nipote di Alba e Pietro. Si era costruito un solido presente economico, ma ora è intrappolato nel disagio dell’Alzhaimer. Per un sinistro gioco del destino Beatrice vive così per la seconda volta la perdita del compagno della sua vita. Terrorizzata dal futuro, sprofonderà nella solitudine.

Quanto ai nipoti dell’anziana coppia, Riccardino ( Gianmarco Tognazzi), figlio di Maria (Sandra Milo) è la pecora nera della famiglia ed aspetta un figlio da Luana ( Giulia Michelini), splendida ragazza che si arrovella dietro il compagno per esserne all’altezza. I due sono a loro modo dei puri, coesi a dispetto di tutto e di tutti. Cercano aiuto per un lavoro dai vari componenti della famiglia, ma la seconda occasione non arriverà mai.  Non è il legame parentale che assicura l’aiuto, dentro quell’arena non c’è più posto.

Quell’isola mai chiamata per nome dai componenti della famiglia è diventata un ring, le occasioni perdute e gli errori sono armi crudeli, la famiglia di Muccino soffre di incomunicabilità, sovraccarica di problemi irrisolti capaci di ricomporsi banalmente con una canzone grazie Riccardino, che sa suonare il pianoforte.

Paola Olivieri