Io sono l’abisso di Donato Carrisi.

Io sono l’abisso di Donato Carrisi

“Io sono l’abisso”, è l’ultima fatica cinematografica del giallista Donato Carrisi, che continua a destabilizzarci con la presenza di un altro efferato serial Killer, dalla natura contradittoria, capace di compiere un inaspettato gesto. Salvare una vita mettendo in pericolo la sua invisibilità: “Volevo rappresentare il male che non fosse isolato, raccontare anche le radici di quel male. Perché come dice l’investigatrice nel film: il male è un cerchio. Per raccontare il cerchio dovevo raccontare il serial killer da bambino”, così dichiara Carrisi che ha disegnato l’identità del personaggio pensando al vissuto di Luigi Chiatti il mostro di Foligno (Donato Carrisi: «Subire violenza rende pigri. Me lo insegnò una donna di 70 anni», di Giusi Fasano 21 ottobre 2022 corriere.it). Il film si apre con le agghiaccianti immagini di un ragazzino che sta per essere inghiottito dalle acque fetide di una piscina di fronte agli occhi di una sconsiderata madre. Cosa succede a chi riemerge dalle torbide acque? Il protagonista ( Gabriel Montesi) è un sopravvissuto che fluttua nell’oscurità: è un addetto alle pulizie incuriosito dalla spazzatura, in essa si celano segreti e verità… «Le persone dicono bugie, ingannano. La spazzatura no, la spazzatura non mente.» Nelle sue serate preferite si traveste per consumare la sua vendetta contro la genitrice, uccide ferocemente donne disilluse e soprattutto bionde. L’uomo senza nome, come gli altri personaggi, non è mai cresciuto, è pedinato da una distorta voce maschile proveniente da una porta verde che lo manipola. Forse è l’eco di quei condizionamenti subiti in età infantile o forse no. Un giorno come tanti, scorge nelle acque del lago di Como una ragazzina con un ciuffo viola ( Sara Ciocca) che sta per annegare: l’uomo gli offre quel soccorso a lui negato riannodando il suo dramma con quello della giovane vittima di un ricatto sessuale. Sono due personaggi speculari abbracciati dall’indifferenza di famiglie che li rigettano. Sono entrambi due scarti. Gioca nel film un ruolo chiave l’elemento fluido che diventando stagnante  è fonte  più di morte che di vita: il lago è metafora di una impazzita collettività che, sotto l’incantevole specchio acqueo, nasconde segreti precipitando così nell’abisso. Inaspettatamente la risacca lacustre restituisce un braccio femminile e subito una donna ossessionata ( Michela Cescon) dalla violenza degli uomini intuisce la presenza di un assassino che sta agendo indisturbato. Mentre i tre personaggi si rincorrono nella girandola della disperazione , tessono una tela costruita sugli indizi e, contemporaneamente, erompe il rovescio della medaglia di una parte di società  fatta di anime perse, strette nella morsa degli abusi, femminicidi e pedofilia. Carrisi alza il velo  ed erompe l’orrore. L’ipocrisia, la volgarità, la menzogna ed il silenzio precipitano le vittime con un nodo che gli stringe la gola  nell’abisso della paura. I tre personaggi sono diversamente imprigionati nel loro passato: la sanguinosa spirale della follia del netturbino è ormai fuori controllo ma  sotto tiro dall’ossessiva donna, incapace di rompere le catene del suo dolore. Solo alla ragazzina viene lanciato quel salvagente che spezzerà il cerchio del male rivoluzionando i codici di un Thriller, attraversato dalla meteora del bene.

Paola Olivieri