Uscita 05 maggio 2016
Regia e sceneggiatura di Zhangke Jia .Fotografia Nelson Yu Lik-wai.Montaggio Matthieu Laclau Musiche Yoshihiro Hanno- PRODUZIONE: Arte France Cinéma, Office Kitano Distribuzione BIM PaeseCina,Francia Durata 120 Min
05/06/2016Con realismo bagnato di poesia e crudezza, il film “Al di là delle montagne”, firmato da Jia Zhang-ke, fotografa la metamorfosi sociale ed economica, dal 1999 al 2025, di un grande paese come la Cina, collegandola alla storia privata della dolce Tao.
Se da un lato questo processo scalpitante rende la collettività più indaffarata e gaudente, dall’altro sembra svuotare l’uomo di quell’afflato emozionale che permea l’esistenza. La storia ci insegna che le trasformazioni sociali racchiudono quella primigenia forza capace di travolgere, come le improvvise maree, le arcaiche tradizioni appartenenti ai singoli. Improvvisamente l’uomo, orfano di ciò che ha acquisito, è inglobato in un presente regolato da nuovi valori.
Tutto ha inizio nel Capodanno 1999 nella brulla Fenyang, città natale del regista, attraversata ancora dai colori vivaci della tradizione festante. Qui vivono lo spietato Zhang, la dolce Tao ed il sensibile Lianzi. Sono tutti attraversati dai venti dell’entusiasmo, ma solo Zhang rimane stregato dalla possibilità di cogliere nuove opportunità. Anche se per i tre è il tempo della gioia, della spensieratezza e dell’amore, il loro destino è segnato: la dolce Tao è triangolata, contesa e divisa tra i due uomini. Confusa ed inesperta sceglie Zhang, l’uomo sbagliato. Avranno un figlio che il marito vorrà chiamare Dollar, come la valuta che preferisce. Lianzi, che si nutre solo di sogni e del suo lavoro di minatore, fuggirà in un luogo lontano per dimenticare il sogno d’amore infranto.
Il fremente Zhang lascerà Fenyang per rincorrere il successo economico, dimenticando troppo in fretta le suo origini, ignorando i valori della famiglia. Ormai cavalca la legge del più forte, divorzia da Tao e gli toglie anche l’affidamento del figlio, preferendo farlo crescere in un college esclusivo.
La sensibile Tao, afflitta ma non vinta, rimarrà verghianamente attaccata allo scoglio, obbedendo al linguaggio dei valori senza mai perdere i fili della speranza e attendendo il lieto ritorno.
“Ti lascio una copia delle mie chiavi di casa, la casa in cui potrai sempre tornare”, dice Tao al figlio Dollar rincontrato nel 2014. Gli scarni dialoghi tra madre e figlio fanno intuire che quest’ultimo è ormai parte di un altro nucleo familiare, quello del padre e della nuova compagna, che vivono solo in virtù di una nuova scala di valori. Ma le parole di Tao sono semi che dispensa e che non saranno soffocati dall’ingannevole benessere: la mietitura arriverà magicamente.
Successivamente il regista ci catapulta nel 2025, in una paradisiaca Australia, lussureggiante e troppo luminosa, dove padre e figlio si sono trasferiti. Ma è l’ultimo corteggiamento della ricchezza dell’ambizioso Zhang. Tra Dollar ed il padre regna infatti solo il silenzio, il giovane non conosce il cinese, è vissuto senza radici e prova nostalgia verso il passato. Il padre non conosce invece l’inglese, ed ha sempre maggiori difficoltà a comprendersi col figlio, comunicando tramite una interprete.
Con una recitazione tutta di testa, ma che arriva dritta al cuore, l’attrice Zhao Tao mostra il volto rassegnato della donna, orfana di quel sogno d’amore vissuto con l’innocenza e veridicità di una giovane sposa, Non le rimane che tacere per il dolore provocato da quei troppi mutamenti sociali.
“Al di la delle montagne” si rivela un film penetrante e struggente perché in esso duettano le anime del regista, capaci di ritrarre con poesia e piglio di ispirazione storica un lungo periodo. La natura dell’uomo è incline al viaggio, l’avventura rivela la nostra identità che incrocia i dubbi capaci di farci cambiare direzione oppure indietreggiare. L’Ulisse che è in noi non si può fermare. Tao continua a cantare “Go went” come quando era giovane e felice e con la mente viaggia lontano pensando al figlio.
Paola Olivieri