CAFÉ SOCIETY DI WOODY ALLEN

CAFÉ SOCIETY

  • Data Uscita: 29 settembre 2016
  • Regia e Sceneggiatura: Woody Allen
  • Cast: Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carell, Blake Lively, Jeannie Berlin, Sheryl Lee, Corey Stoll, Parker Posey, Anna Camp, Stephen Kunken, Paul Schneider, Ken Stott, Paul Schackman, Sari Lennick, Don Stark, Gredd Binkley, Anthony Di Maria
  • Fotografia: Vittorio Storaro. Montaggio: Alisa Lepselter. Produzione: FilmNation Entertainment, Gravier Productions, Perdido Productions
  • Distribuzione: Warner Bros. Italia
  • Paese: USA
  • Durata : 96 Min

29/10/2016″Café society” è una sophisticated comedie?  Woody Allen ha creato un genere a sé e questo film, come tanti altri, lo rappresenta. Un’elegante love story che scorre spedita ma oscurata dal rimpianto per un universo d’amore troppo sognato da due giovani cuori inquieti. Anche questa volta il regista ci incanta, sempre capace di sorprenderci con le sue inesauribili indagini avvolte in nuovi canovacci creativi, dove i personaggi  non sono semplici pedine ma pulsano di vera vita.

Gli spettatori vengono incantati da una tela filamentata da emozioni travolgenti di  originali personaggi intrappolati in amori spezzati, divisi da sotterfugi ma fluttuanti nelle convenzioni di una classe sociale gaia, elegante, incipriata da una leggerezza e licenziosità tutta hollywoodiana. Nessuna data è segnata in questa vicenda, il regista  mette indietro le lancette dell’orologio disseminando il film di tanti indizi: siamo a metà degli anni Trenta, tra Los Angeles e New York. La scena iniziale della festa in piscina vede come protagonista Phil Stern (potente agente cinematografico capace di gestire ego e capricci di dive) mentre riceve un’improvvisa telefonata dalla sorella Rose. Tra battute sarcastiche e divertenti, riaffiora il suo modesto passato e scopre che il nipote Bob, figlio di Rose, è in arrivo ad Hollywood in cerca di lavoro.

E’ un giovane scombinato, con un “estro da poeta”, che nell’effimero universo del cinema basato sull’ego, inaspettatamente incontra il grande amore con Vonnie, una finalmente gioiosa Kristen Stewart. Lei si dichiara subito impegnata, lui ostinatamente la corteggia, affascinato dalla sua bellezza e da quello spirito puro che non cede alle sirene di Hollywood. Ma sarà vero?

In seguito travolti da venti d’amore, vivono la loro breve stagione ma il destino gioca contro Bobby. Niente va come sperato: abbandonato dalla giovane donna, l’irruente disillusione lo catapulta nell’età adulta ed in quella stabilità che significa infelicità. Corre a New York entrando in affari con suo fratello, un gangster che gli offre l’incarico di dirigere un locale.

Sin da subito, le immagini di grande impatto affascinano il pubblico. La cura nelle inquadrature è senza pari, porta la firma di Storaro che insieme ad Allen inanella magiche atmosfere dai colori saturi, filtrate da sapienti giochi di luce che accrescono o smorzano in funzione narrante i volti e le situazioni. Il film sembra dividersi tra Los Angeles e New York, la leggerezza Hollywoodiana fatta di lustrini, di attrici irrequiete e di una Vonnie sorridente con  abitini pastello, lascia il posto ai fastosi locali di New York. Il sogno d’amore romantico si contrappone alla briosità artefatta dei grandi locali frequentati dalla bella gente.

E’ la sfilata di una classe sociale gaudente, piena di charme, la libertà dei sessi induce  i ricchi gentiluomini a vivere folli amori per il piacere del piacere e la stampa scandalistica fa centro. Ma “Cafè Society” non è solo l’incantevole ritratto di un’epoca. Quella miriade di personaggi fagocita lo spettatore tra tematiche e siparietti  alleniani, che pongono nuove domande nella frenesia dell’epoca prediletta dal regista.

Mentre la vita, sotto il segno del successo, scrive nuove pagine per Bobby nella folle corsa verso un destino ignoto, un’affascinante donna di nome Veronica si innamora di lui. Segue il matrimonio e un figlio, ma lei avverte qualcosa di irrisolto che inquieta il marito. Il passato ritorna sempre, Bobby e Vonnie ritrovano loro stessi “con la luce che disegna i palazzi” nell’unico luogo di verità per Allen: Central Park. Entrambi  non possono mentire, ma la malinconia e lo scorrere del tempo consigliano un’ironica accettazione del destino. “La vita è una commedia scritta da un sadico che fa il commediografo”, dice il nostro Bobby. Lui e Vonnie sono arrivati socialmente, ma tra le pieghe dei loro fasti inaccessibili si nasconde la nostalgia che segue il sogno d’amore perduto, capace di unirli in una dimensione vissuta nella penombra ma parallela a quel presente sereno, non felice.

Paola Oliveri