Ripensare sempre a Federico Fellini…

” Io a fare il regista,non è che ci pensassi molto.Qualche assaggio di cosa significasse l’avevo avuto,ma non lo avevo preso sul serio. Più che aiuto regista di Rossellini in ” Paisà”,ad esempio,mi ero sentito ospite,uno che sta lì per ridere agli incidenti di un apparato abnorme ( Oreste del Buono,Prefazione a Lo sceicco Bianco” Garzanti). Federico Fellini ha attraversato il Neorealismo in qualità di Co-autore di grandi capolavori insieme a Roberto Rossellini ,quali ” Paisà”, ” Roma città aperta”( con la collaborazione di Amidei), ” Il Miracolo”, dove ha curato soggetto e sceneggiatura, il secondo episodio di ” L’amore”.

Fu inoltre aiuto regista in ” Francesco giullare di Dio”. Il 1946 è un anno particolarmente importante perchè conosce Tullio Pinelli , con il quale nasce una collaborazione che sfocia nelle sceneggiature “Il passatore” di Duilio Coletti” e ” Senza Pietà”di Alberto Lattuada.Sarà in questo film che incontrerà Piero Gherardi, e sempre in questo film debutta Giulietta Masina che, per la sua interpretazione,ottiene un Nastro d’Argento come attrice non protagonista.

Insieme a Lattuada, Giulietta Masina e Carla del Poggio nel 1950 forma una specie di cooperativa per la produzione del film ” Luci del Varietà”. Sono gli anni dei grandi incontri, di quei sodalizi che hanno lasciato un segno nella storia del cinema,come con quello di Ennio Flaiano.

Tullio Kezich , biografo ufficiale di Fellini, scrive: ” Il salizio con Ennio rappresenta anhe un imprevisto anello di congiunzione tra Federico e i gruppi intellettuali dei caffè di Via Veneto, soprattutto  Rosati,dove l’autore di ” Tempo di Uccidere”è venerato come un maestro.A parte qualche sporadico rapporto,tra Fellini e il mondo intellettuale c’è stata a lungo una reciproca diffidenza, forse una tacita risoluzione di non convergere” ( Tullio Kezich, ” Fellini”Camunia Milano).

Ripensando al passato, Fellini ha sempre considerato Rossellini come ” una specie di metropolitano che mi ha aiutato ad attraversare la strada”, ma lo ha anche definito il vero punto di riferimento del Neorealismo.

Dichiara il regista  che Rossellini sapeva ” camminare in equilibrio in mezzo alle condizioni più avverse, più contrastanti, e nello stesso tempo aveva la capacità naturale , di volgere a proprio vantaggio queste avversità e questi contrasti,tramutarli in un sentimento,in valori emozionali,in un punto di vista. Questo faceva Rossellini:viveva la vita di un film come un’avventura meravigliosa da vivere e simultaneamente raccontare”. (Federico Fellini  ” Fare un film” Einaudi).

Nel 1952,dopo la rinuncia di Antonioni non interessato al soggetto, Fellini debutta come regista ne ” Lo sceicco Bianco”,che rivela il rovescio della medaglia del mondo dei fotoromanzi definito all’epoca ” il cinema dei poveri”.

Ma già in questo primo film,Fellini si avvale di una buona dose di ironia ,per criticare una certa editoria. Il regista fornirà sempre ai suoi interlocutori ,elementi per comprendere la realtà attraverso un’originale e inedita visione. Wanda e Leopoldo sono la coppietta del film,in viaggio di nozze durante l’Anno Santo.Il critico cinematografico Oreste del Buono dice che insieme componevano ” una coppia di uno squallore ideale e di una pateticità irresistibile” ( ” Invito al cinema di Fellini”, Roberto C. Provenzano, Mursia, 1995). Wanda è il primo modello di donna felliniana: delicata e smarrita.

Wanda,definita da Del Buono ” fresca e sfiorita insieme”, scrive segretamente alla redazione di ” Incanto blu”,essendo innamorata dello Sceicco Bianco ( Alberto Sordi).La timida donna dorme sotto l’ingannevole pallore della luna e ,anche se sarà coinvolta in disavventure rimarrà una sognatrice. La materializzazione degli incantamenti arriva con la romantica apparizione dello Sceicco che si libra su un’altalena contornata di fiori. I sogni di Wanda terminano quando,dopo un verboso dialogo con la vera moglie dello sceicco,scopre la verità e cade vittima di uno smarrimento che si tramuterà in un terribile mea culpa.Ma nuovi raggi di sole e fili di speranza arricchiranno la vita della dolce sposina  che,non rinunciando al suo lato sognatore,vedrà nel marito Ivan il suo nuovo Sceicco.

In questo film fa la sua prima apparizione Giulietta Masina nel piccolo ruolo di Cabiria, propostole da Flaiano.” Giulietta,c’è un piccolo personaggio ne ” Lo sceicco bianco “, una prostituta , perchè non lo fai tu? Perchè non fai questa sorpresa a Federico? Tu ne faresti una cosa molto spiritosa” ( “Fellini e Rossi il sesto vitellone” Moraldo Rossi e Tatti Sanguineti,Cineteca del Comune di Bologna- LeMani 2001).

Dice la Masina: “Io avevo già fatto “Luci del Varietà” e il mio debutto in “Senza Pietà” di Alberto Lattuada, e avevo avuto la fortuna di vincere per due volte il  “Nastro d’argento” come miglio attrice non protagonista. Perciò pensai: Ma come ,in un film di Federico vado a fare la generica primaria, allora gli altri registi che me fanno fa? Tanto e vero che la cosa ,non dico che mi offese , ma mi dispiacque molto. Poi Flaiano insistette tanto per cui io affrontai questo personaggetto di Cabiria ,  perchè  la prostituta si chiamava Cabiria, proprio perchè fosse in contrasto con questa minutissima figura fisica”.  E vedi che l’umiltà è sempre premiata visto che dopo ” La strada”, Federico pensò di farmi fare Cabiria che forse è il personaggio che mi somiglia di più come emotività ,come carattere ed è quello che io amo in assoluto di più” ( “Fellini e Rossi il sesto vitellone ” Moraldo Rossi e Tatti Sanguineti,Cineteca del  Comune di Bologna- Le Mani-2001).

Il film fu presentato alla Mostra del Cinema di Venezia ma accolto tiepida,emte ingiustamente stroncato dalla Rivista Bianco e Nero che scrisse “Un film talmente scadente per grossololnitàgusto per deficenjze narratove per convenzionalità di costruzione da rendere il dubbio se tale prova di Fellini regista debba considerarsi senza appello ( Tullio Kezich ” Federico” Feltrinelli).

Lo scecicco Bianco fu un ottimo strumento per iniziare a conoscere il lato soggettivista del mondo felliniano che ormai aveva siglato con il suo personale codice l’oggettivismo del periodo neorealista. Dopo questo clamoroso insuccesso per Fellini fu tutto più complicato. Era già stato stilato il successo della ” La strada” ma i produttori erano sfiduciati.

L’ancora di salvezza fu Lorenzo Pegoraro, della Peg Film, che propose di percorrere un sentieri più leggero. Nacque velocemente i Vitelloni , dove Alberto Sordi , Leopoldo Trieste e Riccardo Fellini mantennero i loro veri nomi mentre Fellini proiettò se stesso in Moraldo , il vitellone coraggioso che taglia il cordone ombellicale con la provincia. Indimenticabile è l’interpretazione di Alberto Sordi che,attraverso la sua maschera clownesca,riesce a esprimere una gamma di ampie sfumature.L’attore si distinguerà nel corso della sua carriera proprio per l’interpretazione dei vizi e delle virtù di un’Italia che,dopo l’ubriacatura del boom economico,subisce una metamorfosi nei costumi.

Fellini avrà verso il passato una strana nostalgia :non dimentichiamoci che fuggì dalla sonnolenta provincia italiana. Il film fu un grande successo: vinse il Leone d’Argento e tre volte “Nastri d’Argento” ( migliore produzione,migliore regia e migliore attore non protagonista,premio attribuito ad Alberto Sordi).

Per Fellini il pianeta donna sarà sempre un mondo da scoprire. Riconosceva in Giulietta grandi qualità attoriali: quello con l’attrice sarà un incontro del destino che avrà un ruolo fondamentale nella vita del regista. La Masina interpreta,con riconoscimento di pubblico e di critica,il personaggio di Gelsomina ne ” La Strada”(1954) che vince il Leone d’Argento e l’Oscar come miglior film straniero.Nel film sono affrontate tematiche complesse come la drammatica rappresentazione di un ‘Italia arretrata che ignora la donna. Nel mondo casuale del cinema le sceneggiature nascono magicamente. ” Le notti di Cabiria”nacque da uno scritto realizzato insieme allo sceneggiatore Pinelli,grande amico di Fellini. La trama fu raccontata in modo allettante ad Anna Magnani che rimase perplessa.Fellini ricorda: ” Mi accorgevo dall’aria via via sempre più distaccata che Anna Magnani prendeva,dall’eccessivo interesse con cui indugiava a guardarsi le unghie,da un piccolo sbadiglio….A Federì ,ma ti pare che una come me si fa chiudere nel cesso da uno stronzo di attore?.Guardai Rossellini in cerca di aiuto,Rossellini si accese subito una sigaretta e mi chiese se avevo qualche altra idea . Non ne avevamo,almeno per il momento”.(” Fare un film”,Federico Fellini Einaudi).

Giulietta Masina si rivela una grande interprete per le due creature felliniane,Cabiria  e Gelsomina, essere affini che conservano l’animo candido,illuminando le loro movenze con quei guizzi clowneschi che mettono in scena uno spirito circense.Federico disegnerà per loro destini opposti, che si tengono per mano grazie al talento dell’attrice.Gelsomina è una figura irreale:sembra uscita dai giardini dell’immaginazione,è la materializzazione dell’innocenza,un angelo imprigionato in un destino tragico,segnato dal violento Zampanò,forza bruta capace solo distruggere.Nella scena finale lo troveremo improvvisamente attanagliato da una crisi interiore che lo porterà a cercare una risposta osservando il cielo stellato.L’intensa carica emotiva e musicale descrive meglio di mille parole l’anima di Gelsomina ,che suscita una vasta gamma di emozioni:attraverso i suoi occhi si può cogliere l’essenza del film che punta il dito sull’incomunicabilità.

A differenza di Gelsomina,Cabiria vive una sua indipendenza,è una sognatrice simile a Wanda de ” Lo sceicco Bianco” e, nel suo mondo di solitudine,aspira solo ad essere amata.Lo capiamo fin dal suo ingresso casuale in un teatro di varietà.Nel palco un mago la ipnotizza e,in uno stato di incoscienza,lei confessa di volersi sposare e avere dei figli. Il risveglio da quel mondo fonte di illusione sarà tragico. L’evento preannuncia un altro ingannevole incontro,quello con Oscar,che le procurerà un’atroce disperazione.Rischia di morire,ma ancora una volta la sua forza le permetterà di guardare avanti. In entrambi i ruoli,la Masina ha dato prova di grande immediatezza espressiva ,capace allo stesso tempo  di divertire con la sua frenesia e di immalinconire con lo sguardo. Ma la tematica dell’incomunicabilità e quella della solitudine ,saranno ampliate nei film che seguiranno

Paola Olivieri Alfinito . ” Isogni del cinema Italiano. Tra registi e Dive. Edizioni Helin