Luchino Visconti: Mi interessa soprattutto lavorare con esseri umani,cercare nel fondo di un’anima la verità che essa tenta di esprimere: quella dell’autore ,quella dei personaggi,degli attori che li interpretano, del pubblico.

09 04 2020.Mi interessa soprattutto lavorare con esseri umani,cercare nel fondo di un’anima la verità che essa tenta di esprimere:quella dell’autore,quella dei personaggi,degli autori che li interpretano,del pubblico. E’ per questo che mi è indifferente curare una regia teatrale o cinematografica …Nel cinema ,invece,bisogna inventare tutto.Da questo punto di vista ,è più appassionante.( Cinema Nuovo ,n 173,gennaio 1965). Luchino Visconti proveniva da una famiglia di alto lignaggio ,suo padre era il Duca Giuseppe Visconti mentre sua madre un’ereditiera Carla Erba. Il loro legame con il “Teatro”La Scala”di Milano era molto forte ,ne erano i finanziatori privati ,la loro dimora principesca era un salotto frequentato da intellettuali e artisti di mente illuminata.La famiglia di origine di Luchino ebbe un grande influsso sul giovane che si rivelò un grande viaggiatore e,giunto a Parigi conobbe Gide Bernstein e Jean Cocteau.Nel 1936 Coco Chanel gli presenta Jean Renoir di cui Visconti diventa assistente per il film ” Une partie de campagne “.L’incontro con il regista francese è decisivo,gli apre nuovi orizzonti ,facendolo entrare in contatto con un gruppo di uomini di cultura du sinistra . Il luttuoso evento della morte della madre segna la sua vita, ma in questo doloroso momento Renoir gli offre la possibilità di collaborare a un film a Roma ” La Tosca”. La situazione precipita quando scoppia la seconda guerra mondiale e il regista francese ritorna in patria :il film viene così ultimato da Carlo Koch e Luchino Visconti.

Ma sarà a casa di Koch che Visconti conoscerà Dario Puccini e Giuseppe De Santis, che a loro volta gli presenteranno Alicata e Ingrao , tutti intellettuali che scrivono per la rivista ” Cinema”.Proprio qui il giovane Luchino pubblicherà nel 1941 un articolo intitolato “Cadaveri”denigrando il cinema che imperava in quel momento ” Andando per certe società cinematografiche capita che si intoppi troppo sovente in cadaveri che si ostinino a credersi vivi .Sarà toccato ad altri ,come a me ,di incontrare e non li avrà identificati lì per lì:perchè,quando sono in circolazione vanno vestiti come me e come voi”( Rivista ” Cinema”,n119,10 giugno 1941.

Il cerchio delle nuove conoscenze si allarga ,ma questo nuovo ambiente avrà sull’aristocratico Luchino un grande influsso.In questo periodo scrive insieme a Puccini,Alicata e De Sanctis un adattamento de ” Il postino suona sempre due volte” di Cain, intitolato “Palude” .

Muoiono il padre ed il fratello,ma il cinema è ormai la sua forma di espressione : vende i gioielli della madre e produce ” Ossessione”contiene riferimenti letterari americani,non ci sono chiari accenni politici ma ciò che erompe in tutta la sua forza è quella passione resa vitale da una torbida sensualità che imprigiona i protagonisti ,Gino e Giovanna ,in una vicenda dove il crimine e l’impossibile fuga  chiuderanno il cerchio. A queste intense passioni il pubblico non era pronto:era il periodo dei telefoni bianchi.

Dal 1945 al 1947 Visconti si dedica con successo al Teatro.Successivamente nel 1948 ,torna la cinema girando ” La terra trema”ispirato al capolavoro verista ” I Malavoglia”di Giovanni Verga. L’attrazione di Visconti per Verga era presente fin dal 1941. “.girando un giorno per le vie di Catania e percorrendo la piana di Caltagirone in una mattinata sciroccosa ,m’innamorai di Giovanni Verga. A me ,lettore lombardo ,abituato per tradizionale consuetudine al limpido rigore della fantasia manzioniana, il mondo primitivo e gigantesco dei pescatori di Acitrezza e dei pastori di Marineo era sempre apparso sollevato in un tono immaginoso e violento,di epopea, di epopea…la Sicilia di Verga era apparsa da vero l’Isola di Ulisse ( “Tradizione e invenzione “,in stile Italianonel cinema”vol 8 ,Milano ,D.Guarnati  1941). Il rapporto tra il regista  e la fedeltà del testo è stato complesso ,ampiamente dibattuto dai più grandi critici, essendo quasi tutti i suoi film di ispirazione letteraria. ” La terra trema”,presentato a Venezia 1948,fu finito di girare nell’estate di quell’anno;s e da un lato si ispira a ” I  Malavoglia”,dall’altro ribalta la prospettiva trasformando il protagonista ,attravesro le sue traversie,in un uomo nuovo capace di rompere gli schemi della fatalità verghiana. I protagonisti parlano in dialetto siciliano poco comprensibile ,ma le immagini sono stupende ,curatissime:è un susseguirsi di quadri in movimento dai quali erompon”o grida contro lo sfruttamento e un forte desiderio di riscatto.

“La terra trema” è un affresco permeato di grande poesia dove spicca l’autenticità dei pescatori acitrezzini colti nella loro quotidianità .Si avverte la presenza di una coscienza di classe che si manifesta con l’incontro scontro tra il singolo pescatore e l’organizzata società capitalista ch toglie il respiro ai ribelli.Il film si presta a diversi piani di lettura :la messa a fuoco del dramma sociale non preclude l’approfondimento della lotta contro la violenza della natura e dell’indagine psicologica.

A proposito di questo film Francesco Rosi dichiara in ” Io lo chiamo Cinematografo Conversazione con Giuseppe Tornatore  Mondadori.”La terra trema non ha nulla di neorealista.E’ un film “realista”, non neorealista. NeL film sono  racchiusi tre episodi,eppure esiste solo quello del mare . Visconti non concluse mai nè quello sui minatori nè quello “sui contadini che occupano la ,terra che tremava sotto gli zoccoli dei loro cavalli .Terra mare e zolfo ,alla fine fece soltanto il mare ” ricorda ancora  Francesco Rosi.

Il focus dei film di Visconti è l’uomo,in relazione alle tematiche e alla  schiacciante presa di cosscienza della società in continuo cambiamento , ma anche alla sue aspirazioni.Nonostante ” La terra trema”sia considerato un pezzo di storia del cinema,all’epoca il film non conobbe quasi distribuzione e pregiudicò i progetti cinematografici del regista.

Dodici anni dopo Luchino Visconti,affascinato del Sud ,è autore di un possente melodramma cinematografico , ” Rocco e i suoi fratelli”,che analizza il tema dell’emigrazione interna italiana.

Con occhio lucido ma palpitante verso le emozioni ed i contrasti ,viene messo a fuoco il punto di vista di una famiglia della Lucania ,i Parondi,in cerca di occupazione a Milano.Questo nucleo coeso vive claustrofobicamente chiuso in se stesso ,legato ad arcaici modelli magovernato da una granitica madre , che ha cinque figli. Il film è suddiviso in cinque capitoli,ognuno dei quali riflette le tensioni dei figli.Visconti tesse una trama intensa ,ipnotizzando lo spettatore, guidandolo in un universo cinematografico ricco di semtimenti contrastanti. Da questi traspare l’evoluzione di un nucleo familiare che manifesta un’angosciante compattenzza capace di coprire,oscurare in egual misura colpevoli e innocenti,e che varcherà la soglia del rinnovamento attravesro una tragedia. Tutti i film di Visconti si distinguono per la pluralità di punti di vista e per un’estetica fastosa nei costumi e nelle scenografie . Il regista spingeva lo spettatore oltre, in una dimensione emozionale intellettualizzta, fermento di congegno motivazionali verso viaggi introspettivi.

C’è speranza nella filmografia Viscontiana?I grandi vinti( Ntoni ne ” La terra trema”, Maddalena in ” Bellissima ” e Livia in ” Senso”) sono protagonisti di un contesto contemporaneo socialmente opprimente.Cinematograficamente è un periodo di grandi fermenti perchè si erano aperti nuovi sentieri cinematografici che stavano per incantare il mondo. Rossellini aveva girato il drammaticissimo ” Germania anno zero”,De Sica terminava ” Ladre di Biciclette, De Santis aveva girato ” Riso Amaro” e Lattuada stava concludendo il” Mulino del Po”. Ma proprio in questo periodo nel momento del massimo fulgore  del cinema ,Visconti dedica le sue energie migliori al teatro. Tra il 1942 e il 1948 allestisce spettacoli memorabili ,diventando sinonimo di un grandioso mutamento.Al teatro Eliseo mette in scena nel 1945 ” L’Antigone ” dI Jean Anouilh e ” A porte chiuse”di Sartre, nel 1946 ” Delitto e Castigo”di Gaston Bary  ( da Dostoevskij) e ” Zoo di vetro”di Williams , nel 1948″ Rosalinda, o Come vi piace ” di Shakespeare ( misiche di scena di Morley,Purcell, Arne e Boyce,scene e costumi di Salvador Dalì,canzoni e versi di Marco Visconti , con cast stellare composto da Fantoni ,Ferzetti,Gassmann,Mastroianni,Amendola,Stoppa, Rina Morelli e Ruggero Ruggerui), mentre nel 1949 propone lo storico spettacolo ” Troilo e Cressida” nella cornice fatata dei Boboli . Dopo anni di grandiosi successi teatrali , Visconti tornò al cinema nel 1952con ” Bellisima, tratto da breve storia di Cesare Zavattini che rielaborò scegliendo come protagonista Anna Magnani affinacata da un giovane Chiari. Esordisce in qualità di costumista il grandioso Piero Tosi.

Paola Olivieri Alfinito