Il grande cinema ed i drammi nelle periferie

Dal Neorealismo e forse anche da prima, il  cinema italiano i  divari sociali  economici, la crescente disoccupazione ,i fenomeni migratori dentro squarci di periferie degradate ,abitate da uomini stretti  in meccanismi di violenza.- E’ in questi non luoghi territori che i giovani si mettono nei primi “ impicci per poi cadere nell’inferno  succubi del  conformismo del benessere ed dei suoi ingannevoli  ed  irreali dicta.Nella storia del cinema sono numerose  le pellicole che analizzano il disagio e spesso  la voglia di riscatto del singolo  si macchia della truce vendetta. Da vittima ad aguzzino! Chi meglio di  Pierpaolo Pasolini ha raccontato la vita nelle  borgate? Girò  alcuni capolavori dove il sottoproletariato vive alla giornata con addosso cucita una sua sincera  vitalità. Nei suoi film appaiono ragazzi   che si trascinano sotto il sole cocente con il sorriso sulle labbra ma senza speranza, indossando abiti i polverosi , camminando accerchiati  da urbanità spettrale. Saranno per Pasolini  i quartieri del  Prenestino, Tuscolana e Prestino ad essere scenografia ed al tempo stesso cooprotagonista dei suoi film più significativi.  Anche in altre periferie come la Ghisolfa di Milano si consuma lo scontro   tra Rocco e Simone  nel viscontiano “ Rocco e i suoi fratelli”.Già dalle  prime immagini appare la famiglia Parondi che con il cuore gonfio  di speranza e nostalgia con le valige di cartone arrivano dal Sud dopo un lungo viaggio approdando nella scintillante  Milano.Il regista disegna iconici personaggi iconici,  veicolanti  le nuove visioni  di una parte dell’Italia  che si  lanciava  in una grande avventura: un popolo travolto dal progresso, più simile in questo caso filmico ad una mareggiata verghiana, ove l’uomo è vittima di un disegno capace di  annegare le culture preesistenti. Il regista, insieme ai suoi protagonisti, esprime magistralmente questa inquietudine sociale, che possiamo tradurre in un’amara conclusione: gli emigrati del Sud Italia erano visti come stranieri nella propria patria. Il rovescio della medaglia del cambiamento sarà dunque l’assurdo clima di discriminazione dell’ italiano contro italiano, mentre uomini e donne corrono verso un  futuro senza più radici né valori familiari. L’incontro scontro della famiglia Parondi con la grande città avrà effetti devastanti nel  vissuto dei componenti. Questo cinema fondato sul realismo  obbliga il pubblico a riconoscersi  nel grande schermo. Tornando ai giorni nostri Matteo Garrone  firma film che pulsano di un neorealismo con connotazione diverse  specchio di una cruda contemporaneità  ma  arricchita da una magica  poeticità generante  una nuova dimensione cinematografica . A proposito di “Gomorra” sempre di Garrone il regista Martin Scorsese apprezzandolo dice” : Non solo per il soggetto, ma per il modo in cui il film è costruito e per il ruolo che occupa nella storia del cinema italiano. L’ estetica, il rigore, la struttura narrativa originalissima, la recitazione di tutti i personaggi, e la sua intensa e precisa visualizzazione, a volte da incubo: una delle grandi forze di questo film è che non lascia scampo».Sempre Scorsese ricorda nello stesso articolo di aver fatto sette anni prima un documentario sul cinema italiano, evidenziando  come Bertlolucci avesse consigliato ai giovani registi italiani di tagliare il cordone ombelicale del neorealismo  “E quando parliamo di neorealismo non intendo lo stile, la fotografia in bianco e nero, l’ assenza di attori, le riprese nelle strade, ma quel neorealismo del ‘ 45 e ‘ 46 che era la voce di una nazione forse nel peggior periodo della sua storia. ( Scorsese:Gomorra chiude i conti col neorealismo 06 10 2008 La Repubblica). Gli ultimi   autori i che hanno precipitato  il pubblico nelle periferie sono i due registi gemelli Fabio e Damiano D’Innocenzo, che hanno avuto un mentore proprio in  Matteo Garrone, conosciuto casualmente in un ristorante.  In una splendida intervista a La  Stampa Fabio D’Innocenzo ricorda che  “ a un certo punto spuntò quest’uomo, questo torello, con il giubbotto di pelle, e noi lo riconoscemmo subito e andammo ad abbracciarlo. Parlammo dei suoi film, di Primo Amore, di quanto per noi sia stato sottovalutato. Passammo circa tre ore e mezza insieme, e lui si sentì quasi obbligato, credo, a invitarci a casa sua il giorno dopo». Prosegue “ Andammo da lui con due copioni de La terra dell’abbastanza, che onestamente penso non abbia mai letto… Eravamo pieni di speranza, convinti di aver ottenuto chissà cosa. E invece quel giorno non facemmo altro che aiutarlo a portare un televisore dagli Studios De Paolis a casa sua. Poi ci salutammo e pensammo che sarebbe finita lì; invece ci ricontattò dieci giorni dopo, dicendoci che voleva una mano con Dogman». (I fratelli D’Innocenzo: “Veniamo da Tor Bella Monaca, ma la nostra era la Oxford della periferia Gianmaria Tammaro 11 Marzo 2020). Nel 2018  i gemelli  infiammano pubblico e critica con il loro primo lungometraggio “La terra dell’abbastanza” presentato nella sezione” Panorama” della 68ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino. Quest’ opera prima  ottiene numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali, tra cui miglior opera prima e migliori registi esordienti ai Nastri d’argento 2018. Il film è ambientato a Tor bella Monaca ed i protagonisti sono Mirko e Manolo , il cui destino cambia improvvisamente quando per sbaglio investono un uomo che scoprono essere  un pentito di un clan . Questo delitto darà loro  diritto ad entrare in un clan. Perché i due giovani non si ribellano? Sono come ammutoliti e per loro sembra  l’unica possibilità. Di fronte al bivio esistenziale scelgono  la via più frequentata quella dell’abbondanza da loro ottenuta con uno spietato killeraggio. Nonostante intrappolati in terribili  segreti, dentro di loro brucia la fiammella della coscienza . Cercano  di riscattarsi  attraverso  beni di lusso,ma a poco a poco si  svuotano da ogni segno di umanità, giungendo a due diversi ma estremi sacrifici. Mirko e Manolo, sono  cresciuti  nello spaesamento anche  Dennis, Alessia e Geremia, protagonisti de”Favolacce” sempre firmato dai D’Innocenzo. Genitori  aridi e frustrati  tendono alla sopraffazione. Anche questo secondo film è ambientato  in un quartiere, Spinaceto, abitato da  nuclei  disfunzionali dominati da padri  carichi di rabbia ed  incapaci di dialogare con i  piccoli.  Quest’ultimi hanno  ottimi voti a scuola  ma e preferiranno  abbandonarsi a loro stessi. Fa così male crescere? In questa dimensione soffocante si fa largo le parole di  un diabolico professore  che insegna loro come si costruiscono le bombe e come possono essere fatali i veleni. Il suicidio dei piccoli  assume i toni del sacrificio di una tragedia greca   e la terribile scoperta di questo orrore viene diversamente dai genitori. Il violento padre non emette nessun urlo  torna  nel letto assalito dal dolore che lo attanaglia quasi non volesse scoprire per primo quella tragedia. Forse è pentito?

Paola Olivieri