Quando gli enigmatici legami di Paul Thomas Anderson ipnotizzano il pubblico.

L’amore non ha limiti, non ha schemi e corre dentro e fuori di noi ad una sua velocità. Questo sembra dirci Paul Thomas Anderson attraverso “Il filo nascosto” (2017) e “Licorice Pizza”, sbarazzandosi per ambedue film di una logica amorosa lineare, evocando inaspettate dimensioni interiori. Alma (Vicky Krieps) e Raynolds (Daniel Day Lewis) così come Alana (Alana Kane) e Gary (Cooper Hoffman) sono vicendevolmente attratti da sentimenti enigmatici che li precipitano in un errabondo viaggio alla ricerca di loro stessi.

Ne “Il filo nascosto”, il veleno dei funghi è il protagonista di un sinistro gioco che lega il raffinato e maniacale stilista Raynolds Woodcook alla sua conturbante moglie Alma: una splendida cameriera dagli occhi sognanti che fa breccia nell’uomo al loro primo incontro. Immediatamente, la donna diventa per il couturier, musa e oggetto dei suoi desideri.

Tra loro tutto cambia quando iniziano a vivere nella fastosa e sepolcrale dimora di lui,  colma di ricordi, dominata dalle nevrosi e puntigliosità del processo creativo di Woodcook che lo rende insofferente anche verso Alma. La donna si rifiuta di essere sostituita, e tesse una tela nella quale i loro ruoli si scambiano, diventando lei carnefice e lui vittima.

Alma inizia a cucinare succulenti piatti a base di funghi velenosi e Woodcook, condividendo queste pietanze, accetta di soffrire per riacquistare quella ritrovata innocenza capace di renderlo avvicinabile. Alma osserva il marito mentre invoca lo spirito della madre defunta, ormai consapevole che le porte delle carceri psicologiche di Raynolds si possono aprire. Condivido pienamente la profonda riflessione del giornalista Fabio Mastroserio, che evidenzia come “Il filo nascosto è anche una riflessione sull’angoscia dell’amore, della bellezza, sul lasciare all’altro la possibilità di sconvolgere il fragile equilibrio dietro cui conduciamo le nostre esistenze”. -Paul Thomas Anderson (Il genio nascosto del cinema americano di Fabio Mastroserio 28 febbraio 2018 l’indiependente.it). Il film è stato un grande successo di pubblico e di critica, riconfermando il talento autoriale di Anderson, creatore di un cinema di grande interesse quanto ipnotizzante.

“Licorice Pizza” è il suo ultimo film uscito nel marzo del 2022: ha riscosso un grande successo. Il titolo è intrigante, perché come afferma lo stesso Anderson “sono due parole che mi piacciono e suonano bene insieme, catturano lo spirito del film”. (Licorice Pizza: amarsi un po’ nella L.A. anni ‘70 di Roberto Croci 28 gennaio 2022 repubblica.it, “Il Venerdì”).

Anderson ambienta il film nella città di San Ferdinando Rey, dove avviene il magico incontro tra due giovani che, con levità, passeggiano nel giardino dell’amore ove tutto sembra un gioco innocente. Lui è Gary Valentine (Cooper Hoffman, figlio del compianto Philippe Seymour) un quindicenne spaccone e disinvolto che si innamora follemente di Alana Kane (Alana Haim, membro del gruppo musicale Haim), una venticinquenne irrisolta e dubbiosa verso il suo futuro. Nell’iniziale lungo piano sequenza, la frizzante simpatia di lui fa breccia su Alana, che si trincera dietro scostanti atteggiamenti: saranno gli ammiccanti sguardi della giovane a tradire le sue emozioni, frenate dalla differenza di età che intercorre tra i due. La giovane si rifiuta di diventare la ragazza di Gary, ma si aggrappa a lui: si trasforma in una sorta di amica, pronta ad organizzare le iniziative commerciali di Gary. Addirittura, la giovane guiderà un camion senza carburante in una improbabile retromarcia, che la condurrà insieme a Gary nella faraonica villa di John Peter, un folle produttore cinematografico. Alana cade dalla sella della moto di una leggendaria star cinematografica, imprigionata nel suo mito e lui, senza pensarci un attimo corre verso di lei: lui viene accusato dalla polizia per un reato che non ha commesso e lei si precipita per farlo scagionare . Tra carrellate, toni briosi, piani sequenza scanditi da una temporalità sospesa, i nostri protagonisti si rincorrono continuamente diventando protagonisti di un impossibile sogno d’amore avvolto nel canovaccio dell’incoscienza giovanile. La storia sprizza di una empatia ipnotizzante perché punteggiata dai ricordi del regista che rende mitologica San Ferdinando Rey, regalandoci un periodo storico sdrammatizzato dalle folli avventure di Gary ed Alana.

Paola Olivieri