Bellezza addio di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese

“Bellezza Addio” firmato da Carmen Giardina e Massimiliano Palmese e prodotto da Zivago Film e Luce Cinecittà, è stato presentato il 20 giugno in anteprima mondiale alla 59ª Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Lo struggente ritratto del poeta Dario Bellezza, ha catalizzato l’attenzione del vasto pubblico della Piazza precipitandolo in un periodo culturalmente vivo straboccante di intellettuali del calibro di Alberto Moravia, Elsa Morante, Alberto Arbasino, Sandro Penna e Anna Maria Portese etc.

Chi era Dario Bellezza?

Il miglior poeta della sua generazione” scrisse Pier Paolo Pasolini a proposito di questo talentuoso artista nel risvolto della copertina “Invettive e licenze” del 1971: il loro legame fu profondo e come confermerà lo stesso Bellezza in “Morte di Pasolini” del 1981 “D’altronde, c’è un altro meccanismo che mi scatta dentro, dato che è chiaro che proiettavo, identificavo su Pasolini una figura grosso modo paterna e anche materna.” Il padre, diciamo così, era l’ideologia, era l’intelligenza, era la sapienza. La madre, invece, era la poesia”.

Bellezza diventa per tre anni segretario del regista. Un lavoro? Un gioco inventato dallo stesso Pasolini per sopperire alle difficoltà economiche del già brillante Dario: appare nel Decameron mentre interpreta un Andreuccio, un buffo sacrestano che entra in una tomba papale. Ma i fili virgiliani del documentario sono gli amici di sempre: Elio Pecora, Renzo Paris, Franco Cordelli, Barbara Alberti, raccontano la complessa personalità del poeta attraverso vie personali quasi intime ed emozionali, tessendo una trama vivacizzata da foto ed interviste rilasciate dallo stesso Bellezza. Erompono sentimenti veri, ricordi che prendono nuovamente forma legandosi alle grandi pagine di letteratura italiana, come all’entusiasmo del collezionista Giuseppe Garrera, che apre l’archivio personale del poeta da lui acquistato.

Nel 1972 esce il romanzo “Lettera da Sodoma”, incentrato su storie di brucianti amori omosessuali che permettono a molti giovani di specchiarsi dentro questa realtà. “una voce limpida, cristallina, controcorrente” dice Nichi Vendola, che riconobbe in Dario una speranza per la comunità gay in cerca di una sua valenza.

Diventa per molti un poeta maledetto, ma “perseguitato dall’allegria” dice simpaticamente l’amica Barbara Alberti. Nella sua breve vita stringe forti legami con tre grandiose poetesse scrittrici: condivide il suo appartamento con Amelia Rosselli, vive un rapporto tempestoso con Elsa Morante, quanto colmo di ammirazione per Anna Maria Ortese, conosciuta nella casa di Graziana Pentich, moglie di Alfonso Gatto.

Ma per Dario sono anni folli, sempre affamato di passioni amorose ed erotiche che lo tradiranno, spende sé stesso con angeli e demoni conosciuti tra le tenebre della notte, mentre di giorno cantava attraverso la poesia di umanissimi drammi nel suo appartamento di via dei Pettinari a Roma, attorniato dai suoi amatissimi gatti. È un animo inquieto dolente , salvato da un annegamento in età prescolare, raccontato dallo stesso poeta con dolore .

Non ho saputo sfruttare la mia notorietà. Sono un vinto”, diceva in una intervista nonostante con la silloge “Morte segreta “, si era aggiudicato nel 1976 il Premio Viareggio.

Partecipa qualche anno dopo sulla spiaggia di Castel Porziano al  “Primo Festival Internazionale dei Poeti”, viene sonoramente contestato da giovani: l’evento è uno scandalo su tutti i giornali perché i partecipanti erano in parte  nudisti arrabbiati quanto sballati. Il palco crolla nell’acqua del mare , ma Dario Bellezza e la sua poesia si ergono su una società che sta cambiando troppo velocemente. Che cosa sta succedendo?

La vita del poeta precipita quando un articolo giornalistico svela che è affetto di AIDS, cammina devastato per le amatissime strade romane.”

“Bellezza Addio” firmato da Carmen Giardina e Massimiliano Palmese e prodotto da Zivago Film e Luce Cinecittà, è stato presentato il 20 giugno in anteprima mondiale alla 59ª Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Lo struggente ritratto del poeta Dario Bellezza, ha catalizzato l’attenzione del vasto pubblico della Piazza precipitandolo in un periodo culturalmente vivo straboccante di intellettuali del calibro di Alberto Moravia, Elsa Morante, Alberto Arbasino, Sandro Penna e Anna Maria Portese etc.

Chi era Dario Bellezza?

Il miglior poeta della sua generazione” scrisse Pier Paolo Pasolini a proposito di questo talentuoso artista nel risvolto della copertina “Invettive e licenze” del 1971: il loro legame fu profondo e come confermerà lo stesso Bellezza in “Morte di Pasolini” del 1981 “D’altronde, c’è un altro meccanismo che mi scatta dentro, dato che è chiaro che proiettavo, identificavo su Pasolini una figura grosso modo paterna e anche materna.” Il padre, diciamo così, era l’ideologia, era l’intelligenza, era la sapienza. La madre, invece, era la poesia”.

Bellezza diventa per tre anni segretario del regista. Un lavoro? Un gioco inventato dallo stesso Pasolini per sopperire alle difficoltà economiche del già brillante Dario: appare nel Decameron mentre interpreta un Andreuccio, un buffo sacrestano che entra in una tomba papale. Ma i fili virgiliani del documentario sono gli amici di sempre: Elio Pecora, Renzo Paris, Franco Cordelli, Barbara Alberti, raccontano la complessa personalità del poeta attraverso vie personali quasi intime ed emozionali, tessendo una trama vivacizzata da foto ed interviste rilasciate dallo stesso Bellezza. Erompono sentimenti veri, ricordi che prendono nuovamente forma legandosi alle grandi pagine di letteratura italiana, come all’entusiasmo del collezionista Giuseppe Garrera, che apre l’archivio personale del poeta da lui acquistato.

Nel 1972 esce il romanzo “Lettera da Sodoma”, incentrato su storie di brucianti amori omosessuali che permettono a molti giovani di specchiarsi dentro questa realtà. “una voce limpida, cristallina, controcorrente” dice Nichi Vendola, che riconobbe in Dario una speranza per la comunità gay in cerca di una sua valenza.

Diventa per molti un poeta maledetto, ma “perseguitato dall’allegria” dice simpaticamente l’amica Barbara Alberti. Nella sua breve vita stringe forti legami con tre grandiose poetesse scrittrici: condivide il suo appartamento con Amelia Rosselli, vive un rapporto tempestoso con Elsa Morante, quanto colmo di ammirazione per Anna Maria Ortese, conosciuta nella casa di Graziana Pentich, moglie di Alfonso Gatto.

Ma per Dario sono anni folli, sempre affamato di passioni amorose ed erotiche che lo tradiranno, spende sé stesso con angeli e demoni conosciuti tra le tenebre della notte, mentre di giorno cantava attraverso la poesia di umanissimi drammi nel suo appartamento di via dei Pettinari a Roma, attorniato dai suoi amatissimi gatti. È un animo inquieto, salvato da un annegamento in età prescolare, raccontato dallo stesso poeta.

Non ho saputo sfruttare la mia notorietà. Sono un vinto”, diceva in una intervista nonostante con la silloge “Morte segreta “, si era aggiudicato nel 1976 il Premio Viareggio.

Partecipa qualche anno dopo sulla spiaggia di Castel Porziano al  “Primo Festival Internazionale dei Poeti”, viene sonoramente contestato da giovani: l’evento è uno scandalo su tutti i giornali perché i partecipanti erano in parte  nudisti arrabbiati quanto sballati. Il palco crolla nell’acqua del mare , ma Dario Bellezza e la sua poesia si ergono su una società che sta cambiando troppo velocemente. Che cosa sta succedendo?

La vita del poeta precipita quando un articolo giornalistico svela che è affetto di AIDS, cammina devastato per le amatissime strade romane. L’unica speranza è Dio, ma “io non sono credente”, dice in un’intervista televisiva vicino ad una statua di Giordano Bruno che fu messo al rogo proprio a Campo de Fiori.

Maurizio Gregorini con gli occhi colmi di commozione ricorda i suoi ultimi giorni. Muore nel marzo del 1996, all’Ospedale Spallanzani di Roma e con lui un indimenticabile periodo.

Paola Olivieri

Frasi del documentario.

L’unica speranza è Dio, ma “io non sono credente” dice Dario Bellezza

“perseguitato dall’allegria dice Barbara Aoberti