“The Perfect Days” di Wim Wenders

“The Perfect Days” di Wim Wenders

28 03 2024.L’equilibrio interiore di Hiramaya (Kojy Yakusho), diventa protagonista di “The Perfect Days”, l’ultimo film di Wim Wender: una ode alla grandezza della semplicità ma anche un atto di resistenza verso l’assordante modernità. L’uomo è un addetto alle pulizie dei bagni della città di Tokyo, si alza all’alba, esegue gli stessi lavori tutti giorni con grande scrupolosità, nella pausa pranzo guarda con stupore tra luci e ombre i raggi di sole che attraversano le chiome degli alberi. Questo si potrebbe associare al concetto nipponico del komorebi, il cui significato è cogliere tra le ombre della vita la luce della grande bellezza: questi attimi  da non dimenticare, vengono fotografati con una vecchia macchina dal protagonista. Il pedinamento cinematografico di Wenders, sfoglia le pagine della vita di Hiramaya, scandite sempre dagli stessi ritmi, ma la sua sopravvivenza emotiva si lega anche alla lettura di classici come Falkner. E’ così che passano i giorni perfetti fatti di una routine quasi affascinante: tutto sembra crollare quando incontra il rumoroso Takashi (Kioto Emoto), il ragazzo che fa il turno di pomeriggio, oppure il senzatetto con il quale solo accenna un saluto. Riceve cortesi attenzioni da Mama (Sayuri Ishikawa), una signora che gestisce un ristorante, finendo per instaurare un dialogo con l’ex marito, a cui rimangono pochi mesi di vita. L’arrivo di Niko (Arisa Nakano), la nipote fuggiasca, ci offre qualche notizia in più di Hiramaya: probabilmente era un borghese dal passato difficile. Si commuove quando la sorella gli rammenta il padre, ma “Adesso è adesso”, dice alla nipote. Non lotta  con il passato, stagna il suo presente capace di resistere a qualunque tempesta di cuore perché ogni mattina guarda il mondo con occhi nuovi. A noi non sembra succedere niente, ma il film diventa luogo nel quale si banchetta con pane e verità.

Paola Olivieri