Il cinema incontra l’arte: Egon Schiele

EGON SCHIELE

REGIA DI DIETER BERNER

Cast: Noah Saavedra,Maresi Rigner, Valerie Pachner,Larissa Aimee Breidbach, Marie Jung ,Elisabeth Umlauft.    PAESE: Australia, Lussemburgo Uscita 27 novembre 2017.    DURATA: 110 Min.    DISTRIBUZIONE: Draka Distribution in collaborazione con Twelve Entertainment.

 

Il film “Egon Schiele”, firmato da Dieter Berner, si rivela nel suo evolversi un intreccio biografico nel quale la genialità del pittore incisore è colta solo in parte, essendo la figura di questo artista molto complessa.

Fu creatore di un’estetica suggestiva, erotica, dai contorni angoscianti, specchio di un momento storico attraversato da capovolgimenti sociali. Raccolse successi e riconoscimenti attraverso una grandiosa retrospettiva nell’ambito della Secessione Viennese solo sei prima della morte.

Pupillo di Gustav Klimt, conosciuto casualmente nel Cafè Museum di Vienna, fu un esponente di spicco  dell’Espressionismo tedesco. Affine al maestro nell’interesse per la figura umana, Schiele vira ben presto in una pittura dai contorni crudi e alienati.

Con toni brillanti, Dieter BernerI, complice un’ineccepibile fotografia, tratteggia l’esuberanza del giovane e affascinante  Egon (Noah Saavedra), dallo spirito  boéhmien, facile a vivere i furori amorosi con ballerine e prostitute in una Vienna inizio secolo crocevia di fermenti culturali. Nonostante si respiri questo clima inebriante, già nei suoi schizzi i sensuali i corpi femminili diventano strumenti che esprimono emozioni ed inquietudini interiori scardinanti per l’epoca.

Tra le pieghe della nascita del cenacolo di artisti denominato “Neukunstgruppe” ed i primi successi in grandi collettive, erompono tracce di  quelle fragilità che condizionerà la sua esistenza.  E’ chiara nel film la passione di Egon per le giovanissime modelle, che gli costò nel 1912 l’accusa di pedofilia e abuso di una quattordicenne di nome Tatiana, dalla quale fu assolto per insufficienza di prove.  “Io sono un artista, ho la responsabilità di difendere la libertà d’arte, solo le menti ristrette ridono degli effetti dell’arte” griderà al giudice.  E’ in questa convinta ribellione che passa il grande messaggio del regista: Egon difende pervicacemente le sue opere ingiustamente definite pornografiche.

Al centro dell’attenzione del registica c’è il rapporto dell’artista con l’universo femminile, animato da una ossessiva urgenza espressiva: il rapporto con le modelle è infatti simbiotico nel suo processo creativo.  La sua prima musa è la sorella Gerti (Maresi Riegner), poco più piccola di lui: entrambi rimarranno per tutta la vita intrappolati  in  un rapporto affettivo intenso che sfiora la dipendenza.

Il vero amore scoppia con Walli (Valery Pachner), la modella dai capelli rossi presentata a lui da Klimt: l’intensa relazione, vissuta in una splendida campagna, diventa nel film il corpo centrale, che svela le contraddizioni dell’uomo – artista. Ed è qui che alcune immagini raccontano la nascita di capolavori attualmente esposti nei musei.

Mentre l’incomprensibile fine di questo amore lascia una scia di dolore in entrambi, entra nella vita dell’artista la giovane Edith, che diventerà sua sposa e modella:  morirà a causa dell’influenza spagnola portando con sè  anche Egon, ormai contagiato. Emblematico al riguardo è il quadro “La famiglia”, ove appare l’autoritratto dell’artista insieme alla moglie, in quel momento incinta: la donna, con sguardo arreso,  guarda  un probabile destino insieme ad un bambino che mai nascerà .

E’ solo nella fase finale del film che erompe quella grande inquietudine ed alienazione che ha contraddistinto il difficile presente di Egon Schiele, che ha condizionato tutta la sua produzione creativa.

Il desiderio di condensare nel film vita e opere di questo immenso artista, protagonista di un universo innovativo ma affollato di fantasmi, impone che alcuni elementi cadano in coni d’ombra. Il biopic è accattivante, mentre il ritratto artistico è rivelato solo in parte, mostrando la sua incompletezza. E’ esclusa ogni testimonianza dei suoi autoritratti, dove lui si identifica in figure fisicamente essenziali, quasi scarne, nelle quali gli occhi dell’artista sembrano vedere ciò che agli altri è celato.

Noah Saavedra, che interpreta Egon, affronta la figura dell’artista esprimendo a pieno il suo talento, lo sguardo di Valery Pachner nel ruolo di Wally è capace di avvolgerci dentro quell’intenso legame amoroso tra lei ed il pittore, mentre Maresi Riegner ben esprime le più contraddittorie emozioni interpretando la sorella Gerti.

Peccato che sia poco tratteggiato dal regista il rapporto tra Egon ed il grande e già affermato Klimt, che di lui fu estimatore e amico.

Paola Olivieri