MARIA MADDALENA REGIA GARTH DAVIS

MARIA  MADDALENA

Regia di Garth Davis

Cast: Rooney Mara ,Joaquin Phoenix, Ariane Labed,Chiwetel Ejiofor, Ryan Corr,Lubna Azabal, Tahar Rahim,Shira Haas,Charles Babalola,Denis Ménochet, Hadas Yaron,Tawfeek Barhom,Zohar Shtrauss,Uri Gavriel,Michael Moshonov. Uscita 15 Marzo. Genere Drammatico Religioso. Paese Gran Bretagna

 

Dopo l’ineguagliabile “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli (1977), l’appassionante e provocatorio “L’ultima tentazione di Cristo” di Martin Scorsese (1988), il rabbioso e suggestivo “La passione di Cristo” di Mel Gibson (2004 è arrivato nelle sale il 1 5 marzo l’umanissimo  “Maria Maddalena”, firmato dall’australiano Garth Davis.

L’idea di raccontare le vicende di una donna all’interno delle dinamiche della Bibbia nasce dal ritrovamento di frammenti di pergamena in Egitto e in Grecia rivendicati come il Vangelo di Maria Maddalena, come spiega uno dei due produttori del film, Iain Canning.

Se il desiderio registico si sofferma su questa figura aprendo nuovi orizzonti, la prospettiva si arricchisce con la definizione data di lei da Papa Francesco “apostola degli apostoli”, sottraendola finalmente a quel destino di prostituta inferto da troppo tempo

Nella prima parte del film Maddalena è contestualizzata in un famiglia patriarcale, che la vuole presto sposa e madre. Lei si ribella alle convezioni temporeggiando, vive le sue giornate lavorando ma realizzata dentro una devozione religiosa difficile da esprimere per una donna di quel tempo.

Fulminata dalla grandezza di Gesù mentre predica la parola di Dio, abbandona la famiglia diventando così apostolo fino all’ultimo, anche quando la morte in croce  del Figlio dell’uomo arrecò un senso smarrimento nei padri fondatori della Cristianità.

Il film è dunque il racconto di una vocazione, espressa dall’interprete Rooney Mara attraverso sapienti giochi di sguardi, gli stessi che seguono intensamente Gesù mentre travalicando la difficile condizione femminile dell’epoca la eleva al rango degli altri apostoli. Scorrono in questa atmosfera silenziosa immagini visivamente ineccepibili, narranti i grandi miracoli come la pregnante  simbiosi religiosa tra Maddalena e Gesù, fatta di emozioni, di dialoghi accennati, di lunghi silenzi e resa dal regista talmente intensa da oscurare il carisma degli apostoli.

Mentre cinematograficamente la traiettoria riabilitativa di Maddalena aggancia un pubblico non solo femminile, Davis trascina lo spettatore in un territorio spiazzante quanto discutibile:  Pietro, figura cardine della Cristianità, appare poco ascetico rispetto a Maddalena, anzi critico e scettico nei suoi confronti, mentre Giuda rivela un lato intimo, sconvolto  dal  dolore della morte prematura della moglie e della figlia.

Il Gesù di Garth Davis è interpretato da Joachin Phoenix, è  intenso ma fin troppo umano. “Volevo dargli una componente realistica” dice il regista, che lo rende cupo, avvolto in un silenzio inquietante. Se queste visioni   creano  fratture fautrici di critiche, il film si pregia del coraggio di spostare l’attenzione  di un racconto sacro sulla figura di Maddalena troppo sorvolata. Questo spiegherebbe la brevità delle immagini sulla passione di Cristo.

“Maria Maddalena – evidenzia Emile Sherman, altro produttore del film – è stata tenuta ai margini per secoli e volevamo ridarle il giusto posto di apostolo al centro della storia di Gesù Cristo. Le vicende che abbiamo raccontato vanno al cuore di tutte le

religioni e, di fatto, di tutta l’umanità. Maria arriva alla convinzione che il

‘regno’, o qualsiasi prospettiva in cui crediamo, deve iniziare dentro noi stessi. Il

nostro spirito deve poggiarsi su pilastri come l’amore e la gentilezza. Il messaggio

di Maria è oggi più rivoluzionario che mai e la nostra speranza è che possa avere

grande diffusione”.

 

Paola Olivieri

 

 

 

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