Julian Schnabel” “.Desideravo solo diventare una grande artista .Neanche sapevo quale forma avrei dato a quell’arte. Il Docufilm ” L’arte vive di Julian Schnabel”di Pappi Corsicato offre un magnifico ritratto dell’artista statunitense

 

07 05 2020.Il docufilm “L’arte Viva di Julian Schnabel” firmato da Pappi Corsicato, precipita lo spettatore nella travolgente e disinvolta forza creativa del visionario pittore statunitense che, sdoganando stilemi preesistenti, ha aperto nuovi orizzonti alle nuove generazioni di artisti. “Desideravo solo diventare un grande artista dice Julian Schnabel, ricordando la sua adolescenza“, neanche sapevo quale forma avrei dato a quell’arte. Attualmente è un artista molto quotato nel panorama dell’arte contemporanea diventando lui stesso fonte di ispirazione.

Il regista, ripercorre attraverso foto d’epoca, interviste ed immagini di repertorio, la sua l’infanzia e adolescenza in Texas, la passione per il surf e quindi per il mare fino ai suoi successi del periodo newyorkese a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Per Julian sono anni ruggenti fatti di eccitanti incontri come quello con Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat, mentre l’intellighenzia americana puntava gli occhi sul suo stile innovativo. Durante la visione sono di grande impatto le visioni delle grandi tele utilizzate da Schnabel nelle quali erompono, tra cromatismi soggioganti, le sue vulcaniche e scompaginatrici tensioni culturali.

Egli trasfigura la complessità delle emozioni attraversando i rimandi pittorici della tradizione classica creando nuove visioni con le tecniche più svariate nelle quali utilizza cocci rotti, stoffe logore, pezzi di velluto etcc.

Ma ciò che è ipnotizzante in Schnabel è il suo viscerale e fisico rapporto con l’opera d’arte che trova la sua luce sempre in ambienti non domestici: Julian lancia nelle sue tele stracci imbevuti di colore lasciando tracce, oppure le sue mani fungono da pennelli. Pappi Corsicato ha fotografato l’artista durante l’atto creativo senza dimenticare, ripercorrendo le sue evoluzioni artistiche, il suo ruolo di padre l’affettuosissimo.

Dimentichiamoci per un attimo lo Schnabel pittore e scultore: ha riscosso successo e riconoscimenti dalla critica anche nel campo cinematografico. Nel 1996 firma ”Basquiat“, basato sulla biografia di Jean Michel Basquiat, autore di graffiti di muri che morì a soli 28 anni per overdose nel pieno del suo artistico. Grandiosa è l’interpretazione di Jeffrey Wright, che veste i panni del giovane artista affiancato da uno splendido David Bowie, il quale incarna alla perfezione il guru della Pop Andy Warhol.

Nel 2000 è la volta di “Prima che sia notte”, viaggio nella difficile esistenza dello scrittore e romanziere cubano Reinaldo Arenas: per questo film si aggiudica il premio Grand Jury alla 57a Edizione del Festival di Venezia e la Coppa Volpi per l’attore Javier Barden. Nel 2007 firma il commovente “Lo Scafandro e la Farfalla” vincitore del Premio per la migliore Regia al 60 Festival di Cannes. Dopo “Lou Reed’s Berlin” esce il drammaticissimo ma stupendo “Van Gogh. Sulla soglia dell’eternità“, presentato a Venezia 75 aggiudicandosi la Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione maschile. Anche la scelta dei soggetti cinematografici non è casuale. I protagonisti dei suoi film sono artisti la cui affermazione professionale è stata complessa, segnata dalla sofferenza oppure dall’autodistruzione. Preziose sono le interviste di amici, familiari, collezionisti e attori come al Pacino, Almaric e Dafoe, come di artisti del calibro Jeff Koons nel ritrarre Schnabel come un uomo anticonvenzionale, ma coinvolgente e pronto ad interrogarsi per creare nuovi punti di vista.

Paola Olivieri Alfinito