FUOCOAMMARE: DI GIANFRANCO ROSI

FUOCOAMMARE

  • Regia, Sceneggiatura e Fotografia  di Gianfranco Montaggio Jacopo Quadri.
  • Produzione : Stemal Entertainment, 21 Unofilm, Cinecittà Luce
  • Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà.Paese: Italia, Francia.DURATA: 108 Min

11/10/2016)Fuocoammare” di Gianfranco Rosi è un bellissimo documentario capace di superare i propri paradigmi sconfinando in un marasma di emozioni che funge da nuovo strumento per analizzare l’emergenza dei rifugiati che sbarcano nelle spiagge di Lampedusa. Freneticamente si alternano vita, morte e dolore in quella piccola isola di appena 20 chilometri quadrati: questa prepotente e squallida realtà invade la vita degli isolani non sempre partecipi, vista la frequenza degli sbarchi.
Lampedusa è dunque inferno o paradiso? Una vulcanica oasi che gronda di bellezza naturalistica selvaggia, ma vive sospesa, intrappolata in una problematica difficile da gestire, amaramente ritmata dai radar, dalle grida che precedono i salvataggi, dagli sbarchi. L’approdo per i naufraghi non è la fine di un’Odissea, di sicuro per loro a traversata è l’ultimo tratto di un viaggio estenuante. Ma è in quella prima accoglienza che si materializza il sogno del cambiamento.
Lampedusa è il luogo che apre ai migranti la porta di un’ Europa ancora impreparata. “Fuocoammare” tiene a sé lo spettatore, scorre tra immagini- verità di uomini stremati, disidratati e smarriti e la verità dell’opera d’arte capace di interpretarne il senso: la tela cinematografica che ne esce è lirica e realistica, costringe lo spettatore ad una nuova presa di coscienza.
Il regista, trasferendosi per più di un anno sull’isola, ne ha vissuto il respiro. Questa esperienza, traslata nel grande schermo, invoglia lo spettatore a conoscere una nuova realtà dimenticando quella dettagliata che ci invade attraverso i media.
Il piccolo Samuele è un isolano che vive in una sua Lampedusa, un dodicenne ansioso che si diverte a fabbricare fionde per cacciare uccelli. Nel suo girovagare sempre in terra ferma, ci introduce nei ritmi arcaici di una quotidianità dove le donne cucinano il pesce e ascoltano la radio, mentre gli uomini, tutti pescatori, governano le grandi barche. Ad una visita medica, viene diagnosticato al bambino un occhio pigro: necessita di una riabilitazione per sforzarsi a vedere. La stessa riabilitazione di cui abbiamo bisogno noi per osservare con nuove lenti il futuro. Occhi ancora semiaperti scrutano quest’epocale emergenza, che rischia di tramutare il mare in una grande tomba.
Lo sguardo di Rosi cade sul dottor Bartolo, l’unico medico di Lampedusa, che con grande umanità soccorre i feriti e assiste a decessi e nascite. Pur assillato dal dolore, ausculta con rinnovato timore i ritmi vitali di chi decide di sfidare il mare per sfuggire ad un presente invivibile. La sua professionalità non risulta erosa dalla freddezza, perché non tiene a distanza il dramma dei naufraghi.
Ed è questo l’invito che Rosi fa al pubblico: se recepito è il miracolo del cinema.

Paola Olivieri