FRANCOFONIA REGIA DI SOKUROV

FRANCOFONIA

09/11/2017″Francofonia”, firmato dal regista russo Sokurov, è ambientato nella seconda guerra mondiale e racconta il felice incontro tra due esseri illuminati: il francese Jacques Jaujard conservatore del Museo del Louvre ed il Conte tedesco Franziskus Wolff-Metternich responsabile dei beni culturali dei paesi occupati. Sarà grazie alla loro alleanza che molti dei tesori del Louvre verranno salvati, preservando così l’identità culturale del paese.
“Chi vorrebbe una Francia senza Louvre o una Russia senza Hermitage?”, dice una voce fuori campo. Ancora dentro il museo con il regista si riscopre la sua duplicità che lo rende l un nodo urbano indispensabile per l’uomo: celebrativo e simbolico, specchio del processo evolutivo della società e della sua identità- culturale .
Sokurov estende una corposa e forbita riflessione filosofica all’uomo, all’arte europea ed ai totalitarismi politici.
Tutto, in “Franconfonia”, sembra temporalmente sospeso, il film va guardato con occhi sensibili, non è di facile visione in quanto disorganico, ibridato da linguaggi, reso coeso da un “io narrante” ironico e profondo che governa e fluidifica il complesso assemblaggio delle immagini.
La visionarietà colta di Sokurov, non priva di entusiasmo sognante, fa sì che il film produca un concatenarsi di immagini – riflessione , permeate di influssi pittorici e attraversate da protagonisti vibranti. Visioni dense di significazioni, nutrite di verità dettagliate che sfociano in un’interpretazione registica di .un periodo storico dove il comune sentire era volto alla tutela dell’ arte.
I continui salti temporali, le immagini di repertorio, le violente criticità storiche del Secolo breve si incontrano nel film con le immagini-monito di un cargo colmo di opere d’arte in balia della tempesta. E’ proprio con il marinaio di questa nave che il regista dialoga via Skipe, ma queste immagini iniziali sono “una trama del pensiero, un flusso di coscienza” dice Sokurov. Egli conosce bene le dinamiche del potere: “le forze del mare e della Storia sono così senza coscienza senza morale”.
Dunque un Museo intrappolato in una guerra è come una nave in mezzo al mare? L’uomo è senza memoria, capace di essere sublime quanto atroce. Sfuggendogli le trame del potere, “anche la più felice delle città non è al riparo da un disastro”.
Questi echi drammatici aprono una pagina storica amara quando la Ville Lumiere, il 14 giugno 1940, fu invasa dai nazisti che la trasformarono in “Parigi città aperta”. In un clima oppressivo e belligerante Jaujard e Metternichsi incontrano sulla grandezza dell’arte: stringono un silenzioso accordo allontanandosi dal presente regolato da nefaste ideologie e divise militari. Grazie a loro, il patrimonio del Louvre non fu trafugato.
Sokurov, risalendo la corrente della storia, non dimentica le vittime di Leningrado finite come sempre succede nell’anonimato ed il tragico destino dell’Hermitage, che visse numerose avversità. La sua origine russa lo porta ad omaggiare chi è perito in momenti bui senza poter assistere al risveglio culturale.
Le potenzialità del cinema, unitamente a quel crocevia tra passato e presente, utopia e disincanto, creano nuovi scenari e situazioni surreali, come il viaggio fantastico dentro il Louvre: tra i valori fondanti dell’arte patrimonio dell’intera civiltà, viene esplorato il significato del ritratto che dischiude le grandi tradizioni dei nostri avi. “Chi sarei stato se non avessi potuto vedere gli occhi di coloro che vissero prima di me !” dice la voce del regista fuori campo.
Appare in tutta la sua enigmaticità la Gioconda, ma gli slanci onirici prendono forma attraverso la figura di Napoleone, che vaga come un fantasma nel Museo, quasi volesse ricordare che alcune collezioni provengono dalle sue campagne militari. E poi Marianna di Francia, che ossessivamente ripete tre valori fondanti per un paese: Liberté – Egalité – Fraternité. Sarà ascoltata?
Il cargo che perde in mare le opere d’arte vuole essere un monito anche per l’uomo contemporaneo, preda e predatore di un’economia rapace. Svilito dalla mancanza di valori, cammina verso una prospettiva futura imbrigliato da spietato razionalismo, ormai disincantato anche verso l’arte. Ma solo l’arte può ancora stimolare e unire i popoli.

Paola olivieri